AI & Creatività: l'evoluzione dei brand e delle competenze
AI & Creatività è un evento live in cui, con diversi ospiti, ho affrontato tematiche molto attuali legate all'intelligenza artificiale e all'evoluzione delle nuove competenze che saranno necessarie per i brand del futuro.
Lunedì (6 settembre) ho partecipato all'evento "AI & Creatività", e attraverso questo post ti racconto i concetti che ho condiviso.
Insieme agli altri ospiti, siamo andati alla scoperta di come l'intelligenza artificiale, la voice technology e le altre nuove tecnologie probabilmente saranno in grado di estendere le nostre capacità portando i brand a trasformarsi in termini di cultura aziendale.
Entro il 2025, 85 milioni di posti di lavoro potrebbero essere sostituiti dalle macchine, ma saranno create 97 milioni di posizioni più adatte a questo scenario.
- World Economic Forum
Gli altri ospiti dell'evento
- Marco Landi, Chairman Atlantis Ventures, Former COO and President of Apple Computer in Cupertino, President QuestIT.
- Iolanda Iacono, Chief Customer Officer QuestIT, Conversation Designer.
- Mary Tomasso, Linguista e Conversation Designer.
- Giovanni Landi, Portfolio Director, Finix Technologies Solutions.
- Antonio Perfido, CMO & Head of Digital The Digital Box, Ideatore di Convergent Marketing®.
- Eleonora Chioda, Giornalista, Direttore di Millionaire, Ideatrice e coautrice di Silicon Valley e del bestseller Startup.
Quelle che seguono sono le domande alle quali ho risposto, trascritte attraverso lo stesso lo sistema che faccio vedere nel video e che descrivo in seguito.
Qual è il percorso che ti ha portato ad occuparti di Voice Technology e di Conversational AI?
Il mio percorso inizia circa a metà del 2018. Vengo dal mondo della SEO, quindi anche dallo studio e dall’analisi di come Google classifica i contenuti da mettere a disposizione nei risultati di ricerca.
Proprio per questo, ero alla ricerca di strumenti nuovi che mi aiutassero ad analizzare i contenuti testuali e le ricerche degli utenti per comprenderne l’intento. In questo modo, inevitabilmente ho incontrato gli algoritmi di NLP (Natural Language Processing) e mi colpirono molto fin da subito per questa capacità, questa potenzialità, di “capire” le espressioni umane.
Essendo un ingegnere e avendo un background da full stack developer, ho iniziato a creare degli "script" con strumenti allora rudimentali, e qualche tempo dopo un prototipo di un assistente vocale web based che ho presentato anche ad un importante evento. L’assistente ascoltava le richieste dell’utente e dava come risposta il miglior contenuto del sito web.
Da quel prototipo, è nata Voice Branding. Contemporaneamente la tecnologia si è evoluta a dismisura (dal 2018 ad oggi c’è un abisso), e ho continuato a fare ricerca sulla Voice Technology e la Conversational AI, mi sono formato, è nato un libro.. e siamo arrivati ad oggi.
Siamo immersi in una grandissima accelerazione tecnologica guidata dall'Intelligenza Artificiale, che forse ci fa un po' paura. Dobbiamo averne?
Sono d'accordo: stiamo assistendo ad un’accelerazione straordinaria..
- La settimana scorsa DeepMind (l’azienda di Alphabet che si occupa di AI) ha risolto un problema, nell’ambito della biologia, aperto da oltre 50 anni: un sistema che ci permetterà di comprendere meglio la struttura della cellula.
- BMW ha inserito la Quantun AI nella strategia del brand a lungo termine! Quindi prevedono che i Computer Quantistici nei prossimi 5 anni riusciranno già a produrre vantaggi commerciali.. Mentre Google ragiona su 10 anni.
- Ci si sta avvicinando alla produzione di energia attraverso la fusione nucleare. Si tratta di qualcosa di straordinario, che potrebbe risolvere una quantità enorme di problemi.
Tutto questo (e non solo) significa che nei prossimi anni apriremo dei vasi di pandora che probabilmente cambieranno la scienza, e la storia.
La domanda era “dobbiamo avere paura”? La risposta è semplice.
L’AI fa sì che le nostre capacità, le nostre competenze aumentino.. si potenzino. Vede quello che non possiamo vedere, sente quello che non possiamo sentire a causa di limitazioni fisiche.
Quindi quello che dobbiamo temere è la perdita di controllo in questo senso.. ma questo è umano, non si tratta di un Terminator o di un Hal 9000.
Dopo che DeepMind ha diffuso la scoperta, è nata la domanda.. "ma cosa succederebbe se scoperte di questo tipo non venissero divulgate alla comunità scientifica"? Perché non dimentichiamo che dietro a queste ricerche ci sono potenti aziende.
Quindi non dobbiamo temere la tecnologia, perché è uno strumento.. ma dovremmo chiederci se saremo in grado di gestire la conoscenza che ne deriva.
Sento parlare spesso di democratizzazione dei dati. Ho visto in qualche tua pubblicazione che hai usato questa leva per unire proprio AI e creatività. Ce lo racconti?
La democratizzazione dei dati è un concetto interessante.. io parlerei di democratizzazione, non solo dei dati, ma anche della tecnologia.
Due esempi per capire meglio.
I più tecnici mi perdoneranno per l’approssimazione e la semplificazione che utilizzerò, ma altrimenti dovremmo argomentare per giorni.
- All’ultimo Web Marketing Festival ho portato un progetto in cui, parlando con un assistente virtuale riuscivo ad estrarre e a visualizzare alcuni dati all’interno di un contesto aziendale. Ad esempio chiedendo.. “mi mostri la distribuzione del fatturato nel tempo?” oppure “mi dai i prodotti con le migliori performance degli ultimi sei mesi?”. Questo è un esempio di democratizzazione dei dati: attraverso un’interfaccia usabile ed una formazione di base, è possibile (per tutti) ottenere i dati maniera semplice. Il tutto senza conoscerne l’origine, né imparare ad usare software aziendali. E questi dati sono destinati a guidare decisioni in azienda.
- Se vai ad approfondire cos’è Codex di OpenAI scoprirai che si tratta di un sistema che permette di trasformare il linguaggio naturale in codice di programmazione. Quindi una persona può descrivere alcune operazioni ed un’AI crea del software in grado di realizzare quanto descritto.
Ecco perché dico.. "non solo democratizzazione dei dati, ma anche della tecnologia". E tutto questo è ancora all’inizio: la tecnologia sta facendo i primi passi.
Ma è l’inizio anche di un percorso che ci porterà ad avere a disposizione un'intelligenza aumentata che estenderà le nostre capacità e colmerà le nostre lacune tecnologiche, e che condurrà i brand a trasformarsi in termini di cultura aziendale.
Perché accosto AI a creatività? Perché l'AI, paradossalmente, facendo quello che ho descritto, renderà l'aspetto umano sempre più centrale, portando strategia, immaginazione, creatività a diventare i punti di forza per il futuro dei brand.
Ci sarà un’esaltazione delle soft skills?
Nel tempo, assolutamente sì. Mentre ci saranno aziende che si verticalizzeranno sulla creazione di questi sistemi intelligenti, dall’altra parte, i brand dovranno contare sempre di più sugli elementi differenzianti delle persone, quelli che non sono aumentabili dall’AI.. che sono proprio le soft skill: prima ho nominato strategia, immaginazione, creatività.. ma anche leadership, problem solving, pensiero critico, spirito d'iniziativa, ecc..
Secondo una recente indagine di SAS, il 62% dei consumatori prevede di usare uno smart assistant per comunicare con brand ed istituzioni entro il 2025. Entro il 2030 questa percentuale salirà all’80%. In base ai dati Istat, nel 2030 avremo 50 miliardi di dispositivi connessi, nel mondo. Che cosa comporterà tutto questo?
Sono dati molto interessanti.
Il primo dato, quello relativo allo studio si SAS, può essere interpretato con due considerazioni.
- L’utente vuole ottenere informazioni sempre più velocemente, in ogni momento (indipendentemente dalla limitazioni di orario aziendale).. e soprattutto senza sforzo. Immagina, ad esempio, la difficoltà di dover cercare informazioni su siti web molto strutturati come quelli delle istituzioni. Chiedendo direttamente ad un assistente virtuale possiamo essere condotti direttamente alla pagine di riferimento e possiamo ottenere spiegazioni in maniera interattiva.
- Probabilmente ci troviamo di fronte ad un nuovo livello di accettazione di queste tecnologie, ma chiaramente anche di aspettative. Come dicevo, è solo l’inizio. Le tecnologie fanno salti da gigante, ma c’è ancora un grande gap da chiudere.
Avremo miliardi di dispositivi connessi nei prossimi anni. Questo aumenta i touchpoint attraverso i quali sono accessibili queste tecnologie. E possiamo sintetizzare questo aspetto nel concetto di Ambient Computing.. quindi, la tecnologia sarà intorno a noi, ovunque, e si potrà interagire direttamente con l’ambiente che ci circonda.
La voce è al centro di una rivoluzione. Curiosità: la bozza del libro è stata creata sfruttando la voice technology, attraverso la digitazione vocale. Come funziona? E quali altre cose potremo fare?
Si tratta di un'azione molto semplice che uso spesso per prendere appunti mentre guido.
Premetto che ormai tutti gli smartphone sono dotati di STT (Speech To Text), quindi si potrebbe tranquillamente aprire una mail o un documento online e dettare i contenuti al sistema.
Io, in particolare, uso Live Transcribe di Google: un’applicazione realizzata con il supporto della Gallaudet University di Washington (che offre agli studenti sordi di tutto il mondo la possibilità di imparare la lingua dei segni americana).
Ci sono evoluzioni incredibili da questo punto di vista, ad esempio consiglio di approfondire Translatotron 2 di Google, la modalità interprete di Google Assistant, MateDub e i recenti studi di NVIDIA.
Il fatto di mantenere la comunicazione degli assistenti virtuali in linea con la comunicazione delle marche sarà una delle future preoccupazioni dei brand manager.