Siamo pronti a dire addio ai cookie?
L'era dei cookie volge al termine. Questo significa che si dovrà rinunciare alla personalizzazione dell'esperienza degli utenti? No. Si tratta semplicemente del momento di adottare un nuovo approccio!
Da molto tempo i brand utilizzano i cookie, ovvero piccoli file di testo memorizzati nel browser che tengono traccia delle visite al sito web, per monitorare il comportamento online dei consumatori.
I cookie possono fornire dati che aiutano le marche nella conoscenza dei loro clienti e nell'indirizzamento di promozioni mirate verso di essi. Ma questa personalizzazione ha un "costo": le persone sono sempre più preoccupate relativamente alla raccolta dei dati (chi li raccoglie e a che scopo) e al monitoraggio del loro comportamento.
L'era dei cookie sta volgendo al termine.
Ma ciò non significa che le aziende debbano rinunciare alla personalizzazione: è il momento per un nuovo approccio.
I dati Zero-Party
Quindi, cosa serve per sfruttare i vantaggi del targeting basato sui dati senza i potenziali problemi di privacy (e i crescenti ostacoli normativi) che attanagliano i cookie? possiamo trovare una risposta in un concetto noto come dati "zero-party". A differenza dei dati di terze parti, che vengono raccolti passivamente dai cookie, quelli zero-party si riferiscono a informazioni condivise intenzionalmente e in modo proattivo direttamente dai singoli consumatori.
Diversi brand hanno iniziato, ad esempio, a utilizzare meccanismi come sondaggi, quiz, questionari o storie interattive sui social per raccogliere dati che forniscono approfondimenti altamente specifici sulle preferenze dei degli utenti. Questo tipo di raccolta dati è vantaggioso per tutti: offre ai clienti controllo e trasparenza sui dati, fornendo alle aziende l'accesso a informazioni molto più utili che consentono di indirizzare promozioni personalizzate in modo più efficace.
Quando si implementano questi sistemi, è importante tener presente che..
il problema con i cookie non è la personalizzazione: è una mancanza di rispetto della privacy dei consumatori e un approccio alla personalizzazione che spesso non fornisce effettivamente informazioni utili al cliente o all'azienda.
I consumatori sono sempre più interessati alle promozioni personalizzate e i dati zero-party consentono di offrire una personalizzazione molto migliore di quella ottenibile attraverso i cookie, ed il controllo diretto delle informazioni condivise.
Esistono dei casi documentati in cui l'adozione di questo tipo di gestione ha dato dei risultati incredibili in termini di performance, con tassi di apertura superiori al 50% e tassi di clic per l'acquisto vicini al 20%, con un aumento rispettivamente del 250% e del 33% rispetto alle precedenti campagne basate sui cookie (vedi il link di approfondimento alla fine del post).
Nella mia esperienza personale, mi ritrovo in questo trend: se sono interessato ad un topic, mi interessa avere la possibilità di rimanere aggiornato e ricevere delle promozioni ad hoc.
Il futuro? Il coinvolgimento del cliente
Quello che stiamo vivendo, o che stiamo per vivere, chiaramente spaventa.. come spaventano tutti i cambiamenti. Tuttavia rappresenta un'evoluzione importantissima nel modo in cui i brand ragionano sui dati e sulla conoscenza degli utenti e dei clienti.
In definitiva, i dati zero-party non sono solo un nuovo modo di fare annunci mirati o campagne DEM: si tratta di trasformare il modo in cui i brand interagiscono con i loro stakeholder più preziosi: i loro clienti.
Fonte: i concetti principali del post derivano dalla traduzione del contenuto nella sezione di approfondimento che segue.